III-V SE/SM
Samuele Rossi - Italia 2020 - 90 min

Pino Gambassi è un bambino affetto da emofilia ed è animato da una sfrenata voglia di libertà e di sconfinato coraggio: decide di iniziare la sua avventura nel mondo e di dimostrare a tutti che può vivere la sua vita come un bambino normale.

Sinossi

Pino ha 11 anni, ed è affetto da una rara patologia che lo rende molto vulnerabile (l’emofilia, che nel film, come nel libro, non viene mai menzionata in modo esplicito). Per proteggerlo, i suoi genitori lo tengono da sempre sotto una campana di vetro, istigati dalla dispotica nonna Helena (Loretta Goggi), terrorizzata all’idea di perdere il nipote a causa della stessa malattia che si è portata via suo marito. E così Pino resta confinato nella lussuosa villa di famiglia, passando le giornate nella sua grande “camera luna park”. Qui, sognando una vita normale, disegna fumetti e segue le lezioni del pedante istitutore Fidenzio Il suo passatempo preferito, però, è spiare col binocolo i bambini che giocano nella piazza di fronte a casa. Ad attirare in particolar modo la sua attenzione sono gli Snerd, una banda di quattro amici inseparabili, capitanati dalla carismatica Mavi (Rosa Barbolini). Tutto cambia quando la ragazzina irrompe a sorpresa nella cameretta di Pino, portando con sé tutta la sua vitalità. Un incontro che gli darà il coraggio di uscire allo scoperto, svelando il suo desiderio di libertà e la voglia di diventare finalmente protagonista della propria vita.

Approfondimento

“Glassboy “è una storia che parla di libertà, rischio, paura, crescita, comunicazione fra ragazzini e adulti, coraggio. Lo fa attraverso una storia realistica ma attraversata da eco fiabesche. L’undicenne Pino non può uscire di casa, non può stare in mezzo ai suoi coetanei perché la sua salute non glielo permette, correrebbe troppi rischi. Ma è anche evidente che Pino è circondato da adulti che non vogliono che prenda il volo, che hanno paura che soffra perché in realtà hanno paura di soffrire per questo inevitabile distacco. E anche Pino si è convinto che vivere sia rischioso, che sia preferibile chiudersi nella sua meravigliosa cameretta che simula la vita senza i rischi della vita. Ma il colorato luna park della sua camera non basta più e Pino sfida la sua fragilità, le paure dei genitori e le ossessive convinzioni della dispotica nonna, per salvare da una pericolosa trappola della gang avversaria gli SNERD, il gruppo di quattro stravaganti ragazzini uniti per la pelle che osserva fin da piccolo. Pino, animato da uno sfrenato desiderio di libertà e da un coraggio senza limiti, inizia così la sua avventura nel mondo, intenzionato a dimostrare a tutti che anche lui può vivere una vita come gli altri ragazzi. “GlassBoy” ricorda che in fondo tutti i ragazzini si sentono un po’ Pino, cioè fragili, forse non accettati. E lo stesso forse vale anche per i genitori, obbligati a vivere le stesse ansie, speranze e aspettative della famiglia di Pino.

Dal libro al film

Il regista del film, Samuele Rossi, ha dichiarato: «Tutto è cominciato quando fra le mie ricerche mi sono imbattuto nel libro di Fabrizio Silei, “Il bambino di vetro”, a fine 2014. L’innamoramento è stato immediato. Da quel momento, un lavoro di approfondimento, scrittura e adattamento con l’obiettivo di calare la dimensione narrativa dell’opera ai giorni d’oggi, modificandone ampiamente personaggi e drammaturgia ma senza volerne tradire i presupposti principali. Ecco perché la storia di Pino mi è rimasta sulla pelle: l’avventura di un bambino di undici anni con una malattia limitante che cerca disperatamente il proprio posto nel mondo. La sua voglia di vivere è così intensa che nemmeno la minaccia della morte può trattenerlo dallo spingersi oltre i propri limiti.»

Pur restando “fedele nello spirito”, dunque, il regista ammette di aver “tradito nella forma il romanzo”, che era ambientato alla fine dell’800. Dopo ben quindici stesure, la sceneggiatura è arrivata all’ultimo step con la nuova formazione degli Snerd arricchita da due quote rosa (nel libro erano tutti maschi) e la benedizione dell’autore Fabrizio Silei, soddisfatto e in accordo con i cambiamenti apportati alla sua creazione per la trasposizione al cinema.

Un film (involontariamente) profetico

Definire Glassboy anche un film “profetico” è inevitabile, se si considera che il protagonista è un bambino costretto a casa da una malattia che lo priva della possibilità di andare a scuola, tenendolo lontano dai suoi coetanei. Echi di solitudine che oggi tutti i bambini e ragazzi, “ostaggi” della pandemia da quasi un anno, possono sentir risuonare come famigliari. Proprio loro che, appena sbocciati alla vita, dovrebbero poter esplorare il mondo senza paura e invece si trovano tappati in casa.

Pino nel film esulta e freme dalla voglia di andare a scuola, scatenando lo sbigottimento del suo nuovo amico Ciccio “ma come si fa a esultare per andare a scuola?!”. Adesso invece è proprio quest’ultimo (in un singolare gioco di sovrapposizione tra realtà e finzione) ad ammettere: “Ho risentito molto della didattica a distanza e oggi per me tornare a scuola è davvero un desiderio che si realizza”.   Girare il film poco prima che iniziasse la pandemia è stata una sfortunata coincidenza. Pino vede la realtà da dietro una finestra e da dietro un monitor. E una delle problematiche più spinose di questo periodo è proprio quello di aver tolto la realtà fisica ai bambini.

Samuele Rossi, regista

Spunti didattici

  • Conosci il libro “Il bambino di vetro”? Confrontalo con il film
  • Il film ti è piaciuto? Sì, perché. No, perché.
  • Quale scena ti ha particolarmente colpito e perché?
  • Quali episodi, in particolare, ti sono piaciuti?
  • Quali sentimenti (simpatia, antipatia, indifferenza,…) hanno suscitato in te i personaggi?
  • Quale personaggio (in senso positivo o negativo) ti ha particolarmente colpito e perché?
  • Pino è confinato in casa a causa della sua malattia, come si sente?